Perù, il mistero delle linee di Nazca Farmajet news
Oltre 800 disegni, molti dei quali raffiguranti animali, nel deserto peruviano: qual è il vero significato delle linee di Nazca?
Nel Perù del sud,
tra la città di Nazca e quella di Palpa, c’è un
arido altopiano lungo un’ottantina di chilometri. È il
deserto di Nazca, ed è culla di un mistero: si trovano infatti qui le
linee di Nazca, geroglifici famosi in tutto il mondo composti da oltre 13.000 linee, per un totale di 800 disegni. Tra loro, soprattutto
animali stilizzati:
condor, colibrì, scimmie, un ragno di 45 metri, una lucertola di 180,
pesci, balene. E poi, l’ultimo ad essere scoperto: un animale
misterioso, individuato da un gruppo di archeologi giapponesi, col corpo
maculato, la lingua penzolante e un enorme numero di zampe.Realizzate probabilmente tra il 300 a.C. e il 500 d.C., le linee di Nazca sono oggi
Patrimonio dell’Umanità. Per tracciarle, la popolazione del luogo ha rimosso dalla superficie del deserto
pietre ricche di ossidi di ferro, in un contrasto col pietrisco più
chiaro. A conservarle intatte, e a consegnarle ai giorni nostri, è stato
il clima della zona. Un clima arido, quasi mai ventoso. Ma a cosa
servivano, queste linee? Negli anni ne sono date diverse
interpretazioni.
Si suppose fossero una forma di culto, che avessero un significato astronomico (la
scimmia sarebbe l’Orsa Maggiore, il delfino e il ragno la Costellazione
di Orione), che fossero una sorta di messaggio per gli dei. Tuttavia,
gli studi moderni ne hanno individuato una funzione più pratica. Che ha a
che fare con l’acqua. Di recente, un team di ricercatori italiani –
grazie alle immagini satellitari – ha analizzato i disegni più famosi e
quelli di più recente scoperta, rinvenuti a pochi chilometri da
Cahuachi, capitale religiosa della civiltà Nazca.
L’ipotesi è
che alcune di queste linee – soprattutto quelle a zig-zag e quelle
meandriformi – servissero proprio a indicare ai pellegrini la via verso
la città cerimoniale. Altre, invece, convergono verso le quattro piramidi più celebri dell’area.Ma le linee di Nazca avrebbero anche un’altra funzione, forse ancora più importante. Molte di loro
seguono il percorso degli “huaicos”, le tracce di antiche inondazioni fatte di fango e di detriti:
è come se – rappresentando un paesaggio fluviale – i Nazca volessero
mantenere con gli dei un rapporto armonico, così da scongiurare quelle
calamità. Ma c’è di più. Una ricercatrice del Cnr, l’ingegnere elettronico Rosa Lasaponara, ha individuato lo scorso anno nuove costruzioni risalenti all’antica civiltà: dei
pozzi (o, meglio, delle buche a forma di spirale), detti “puquios”,
da cui gli uomini pescavano l’acqua che scorreva nel sottosuolo per poi distribuirla nei terreni circostanti.
Le linee di Nazca – coi loro delfini, le orche e i pesci –
rimanderebbero proprio all’acqua, che è simbolo di vita e di potere per
chi la “possiede”: i Nazca ebbero la capacità di scovarla, l’acqua, e di
attirare così i popoli dei territori circostanti. Che, a Cahuachi, ci
arrivavano per il suo significato religioso ma anche per la fertilità
del luogo.
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